«Il primo interrogativo che mi pongo,
per analizzare le operazioni che si compiono
entro il rapporto tra me e il paziente, si rivolge al che cosa io faccio.
Io non agisco direttamente sugli istinti,
non sugli affetti, non sulla struttura psichica data come cosa;
io mi rivolgo ad un soggetto nella misura in cui egli si rivolge a me.
Ciò di cui mi occupo, quindi, è anzitutto il modo dell’altro
di mettersi in rapporto con me,
in quanto è solo in questo suo rapportarsi
che egli esplicita la sua problematica e io posso capirla;
e poiché per capirla uso il modello psicoanalitico,
io considero la problematica dell’altro
come rapporto di conoscenza che egli ha con i suoi vissuti
e come rapporto di gestione che egli ha con i suoi affetti.
Io mi occupo quindi anche del modo dell’altro di relazionarsi a se stesso».
Silvia Montefoschi, 1977